mercoledì 16 luglio 2008

Chiediamo la revoca dell'ordinanza dello sheriff-sindaco

Legambiente insieme ad altre associazioni locali ha indirizzato al Cittadino questa lettera per chiedere il ritiro dell'ordinanza del sindaco che prevede il divieto di bere e distribuire alcoolici in un'unica zona del Comune, area di ritrovo di sudamericani, a seguito di alcune proteste da parte dei perbenisti residenti.

Gentile Direttore, abbiamo letto con sorpresa, lunedì 7 luglio, l’articolo del Cittadino riguardo l’operazione di controllo a tappeto eseguita sabato 5 luglio dalle forze dell’ordine a danno della comunità latino-americana, che nella zona di via Piermarini è solita ritrovarsi da qualche anno per giocare a calcetto in un torneo che ormai è tradizione consolidata.
Abbiamo letto con sorpresa l’articolo, perché già qualche settimana fa ci aveva stupito quella bizzarra ordinanza emessa dal Sindaco di Lodi. L’ordinanza in questione, un capolavoro di contraddizioni, vieta “il consumo e la detenzione finalizzata al consumo di sostanze alcoliche di qualsiasi gradazione lungo via Piermarini e in tutte le aree verdi adiacenti il centro sportivo comunale” (dal 30 maggio, giorno in cui è stata emessa, al 30 ottobre di quest’anno) ma lo autorizza nell’ambito di manifestazioni patrocinate o organizzate dal Comune.
Ci chiediamo: il consumo di sostanze alcoliche è pericoloso in sé (visto che lo si motiva facendo riferimento a “gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”) o solo se “non autorizzato dal Comune”? Ha senso vietare il consumo di alcolici in una sola via di Lodi? Forse i ragazzi che tutte le sere stazionano davanti a pub e locali della nostra città non bevono altrettanto e non sono altrettanto pericolosi, contando che il più delle volte si mettono poi alla guida di veicoli? Sono mai stati fatti controlli a tappeto davanti a uno di questi locali? No, perché per la legge dello stato italiano ci risulta che bere alcolici non sia reato.
Inoltre, l’aver citato nelle premesse dell’ordinanza, come antefatto e motivazione della stessa, “che negli spazi verdi limitrofi a via Piermarini sono soliti radunarsi, specialmente durante i fine settimana, gruppi numerosi di persone, in prevalenza di origine latino-americana, che utilizzano le suddette aree come abituale luogo di ritrovo e per praticare attività sportive” introduce, in modo del tutto superficiale, una lettura del problema su base etnica, rischiando di connotarlo di sfumature razziali.
Al Sindaco ricordiamo che nella stessa zona, nelle stesse aree verdi, sono soliti radunarsi, specie durante i fine settimana, anche gruppi numerosi di persone, in prevalenza di origine italiana, che utilizzano gli impianti sportivi e che non rispettano certo alla lettera le regole di utilizzo corretto delle aree verdi, che parcheggiano un po’ dovunque e abbandonano rifiuti, proprio come i latino-americani.
Non bastava quel foglio scritto in spagnolo e intestato al Comune di Lodi, distribuito poco prima che venisse emessa l’ordinanza, con indicate le regole di comportamento da rispettare e far rispettare?
Il problema è l’alcol? Sono i rifiuti? L’integrazione? La sicurezza? Il cattivo esempio per i minori? Di tutto un po’, ma dall’ordinanza non si capisce, e certo con un foglio di carta intimidatorio non si risolve il problema. Il problema (qualunque esso sia) si risolve con il dialogo, la mediazione, i compromessi: da entrambe le parti.
Come semplici cittadini abbiamo chiesto a più voci motivazioni di una tale misura (visto che l’ordinanza, oltretutto, va a colpire, in via teorica, tutti: passeggiando in quella via, nessuno può più bere una birra: in via Tiziano Zalli sì). Ma siamo stati rassicurati con belle parole e dichiarazioni di principio. Dall’Amministrazione ci è stato risposto che la decisione è stata presa su richiesta della stessa comunità latino-americana nella persona dei responsabili del torneo, anche per tutelare occasioni di gioco e svago che rischiavano di venire compromesse da pochi elementi rissosi. Non ci risulta sia andata esattamente così.
Inoltre, se i disturbatori erano pochi, non potevano semplicemente essere isolati e puniti con gli strumenti che già esistono? Era proprio necessario emettere un’ordinanza? E come mai ora, gli stessi latino-americani si lamentano delle misure troppo dure prese nei loro confronti?
Noi non vogliamo essere rassicurati da belle parole bensì dai fatti. I fatti ci dicono che poche settimane dopo questa ordinanza, quando ormai tutto sembrava tranquillo, “un servizio interforze coordinato dalla questura di Lodi, composto da una quindicina tra agenti e militari mobilitati, appartenenti alla polizia di stato, all’arma dei carabinieri, alla guardia di finanza e alla polizia locale, sono intervenuti per svolgere i dovuti accertamenti su via Piermarini e nel campo di calcio adiacente all’impianto comunale Capra”: accertamenti che si sono concretizzati in verifiche dei permessi di soggiorno, sequestro di veicoli, e per due peruviani il provvedimento di espulsione.
I fatti, così come riportati dai giornali, dicono che dopo l’ordinanza emessa, la quale doveva riguardare solo la detenzione e il consumo di alcolici, “non sono state comminate contravvenzioni per il consumo di alcolici, né si è intervenuti con sequestri di sostanze alcoliche”. Le misure prese sono state altre, e con l’alcol hanno poco a che fare. L’ordinanza del resto aveva già in parte ottenuto il suo effetto: quello di scoraggiare i latino-americani a recarsi sul posto, e forse era questo ciò che si voleva davvero.
Per questo con questa lettera sollecitiamo il suo ritiro in quanto proibizionista, discriminatoria, inutile ed inefficace.

Associazioni firmatarie:
Associazione Culturale Adelante, Associazione Culturale Casa del Popolo, Associazione COCOTI, Associazione GAS, Associazione Loscarcere, Laboratorio per la città, Legambiente Lodi Circolo Lodiverde, Lodi per Mostar Onlus, TUTTOILMONDO Onlus, Associazione Pierre, Associazione Lodimondo

Nessun commento:

Posta un commento