mercoledì 12 maggio 2010

NO NUKE!!!!!!




Il nucleare in Italia non serve
La crisi economica ha rallentato la crescita dei consumi elettrici e reso più rilevante l’apporto delle fonti rinnovabili che potrebbero produrre nel 2030 dal 39 al 45% dell'elettricità consumata. In questo scenario, viste le nuove centrali convenzionali in costruzione e già progettate, non c'è spazio di domanda aggiuntiva per nuove grandi centrali nucleari almeno fino al 2030. A sostenerlo è il rapporto "Scenari elettrici post crisi al 2020 e 2030" redatto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Lo studio analizza due scenari elettrici alternativi: uno più ottimista (scenario blu) che prevede un miglioramento di efficienza energetica e uno più pessimista (scenario grigio) che ipotizza un peggioramento dell'efficienza energetica nel settore elettrico. In entrambi i casi si prevede un forte aumento delle fonti rinnovabili che, mantenendo il trend di crescita in atto, raggiungerebbero nel 2020 la produzione di circa 107 miliardi di chilowattora e potrebbero poi superare 165 TWh nel 2030.
Il Rapporto reputa più probabile lo scenario blu perché coglie tendenze già avviate prima della crisi. Nell’ipotesi quindi di una crescita dell’efficienza elettrica (scenario blu), l'incremento dei consumi di elettricità sarebbe dimezzato rispetto al decennio precedente. Con questo scenario si ritornerebbe ai consumi elettrici pre-crisi (del 2007) solo nel 2020. Nello scenario blu migliorerebbe l'efficienza energetica del Pil (da 261 chilowattora ogni mille euro di Pil nel 2010, a 240 nel 2030), vi sarebbe una riduzione della produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 si ridurrebbero, rispetto al 2005, del 20% nel 2020 e del 26,7%% nel 2030. In questo contesto servirebbero centrali elettriche con una potenza totale di 70,6 GW nel 2020 e 77 GW nel 2030. Ad oggi sono già funzionanti centrali per 76 GW e grazie a quelle nuove in costruzione si potrebbe giunger a un eccesso di capacità produttiva di elettricità che renderebbe superfluo e quindi rinviabile la costruzione delle altre centrali già progettate e in fase avanzata di autorizzazione.
Nello scenario grigio, invece, si registrerebbe una crescita del consumo di elettricità significativo, ma comunque minore di quella del decennio pre-crisi, con un peggioramento dell'efficienza elettrica del Pil. In questo scenario aumenterebbe la produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 diminuirebbero in modo insufficiente: nel 2020 del 10,3% rispetto al 2005, la metà rispetto agli obiettivi europei del 2020. Il fabbisogno di potenza elettrica al 2020 per fornire l'elettricità richiesta alla rete sarebbe di circa 76 GW che può essere soddisfatto con le centrali esistenti e con le nuove centrali termoelettriche convenzionali, per circa 5,2 GW, già in costruzione. Nel 2030 il fabbisogno di potenza elettrica sale a circa 87,6 GW: con l'aggiunta degli ulteriori impianti già autorizzati e non ancora in costruzione e quelli con progetti definiti ed in fase avanzata di autorizzazione, si potrà coprire tranquillamente il fabbisogno di potenza elettrica a quella data.
Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in entrambi gli scenari il fabbisogno di energia elettrica potrebbe essere soddisfatto senza fare ricorso al nucleare. Dopo i cambiamenti in parte prodotti, in parte accelerati, dalla crisi, viste le nuove centrali convenzionali in costruzione o già in fase di autorizzazione e visto lo sviluppo delle rinnovabili, non c'è spazio per un forte aumento della potenza elettrica installata come quella di nuove centrali nucleari, almeno fino al 2030. Il Rapporto suggerisce poi, per il 2020 e per il decennio successivo, di non puntare sul nucleare e per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2, converrebbe sviluppare e applicare alle centrali a carbone esistenti la cattura e sequestro della CO2(CCS): una tecnologia innovativa, con grandi potenzialità di sviluppo.

Fonte:
Legambiente

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